18 Agosto 2022
Ogni tanto scrivo…. Comincio a trovare repulsione, nausea per i social, ci scrivo è vero, ma solo per condividere con le persone che conosco veramente, non per avere dei “mi piace”, ma perché credo che quanto scrivo sia sentimentalmente condiviso. Ho sempre dato più importanza al sentimento, rispetto all’ emozione. L’ emozione è del momento, ma il sentimento è più duraturo, più profondo, più radicato nell’ animo umano, almeno è quello che è ora per me. Il sentimento è alla base delle passioni trainanti del vivere ed è lì che risiede il piacere intimo, la bellezza interiore, la capacità di apprezzare quello che abbiamo o meglio quello che ci viene donato. Non mi ha mai entusiasmato il possedere. Credo nella complicità profonda tra le persone. Credo che essere amati sia l’ esperienza più grande e coinvolgente del nostro percorso di vita e credo anche, allo stesso tempo, che chi è amato AMA. In questi ultimi anni, ho colto queste sfaccettature che stanno diventando fondamentali per il prossimo futuro, quel che avrò, quel che mi sarà concesso. Non voglio perdere attimi ulteriori a gioire dei risultati degli altri, non mi interessa sapere dove qualcun’altro va in vacanza, non mi interessa sapere che cosa beve o mangia qualcun altro, non mi interessa sapere se i figli degli altri sono arrivati a meritati risultati, non mi interessa, non più. Credo che per scrollarsi di dosso la mediocrità diffusa della nostra generazione si debba uscire da questi tubi virtuali in cui esaltiamo noi stessi per ricevere consenso. Io non sto giudicando nessuno, sono anche io in questo pentolone, nel quale ci “rimestolano” in continuazione propinandoci la “balla” della tutela della privacy. Siamo noi che ci mettiamo in piazza, siamo noi che violiamo la nostra sfera privata. Non ci accorgiamo più di quanto siamo “socialmente comuni” in balia dell’ unico scopo, quello di essere manovrabili, condizionabili e VENDIBILI. Ci lamentiamo di questo andazzo autorizzandolo. Ci vorrebbe una rivolta “planetaria” di tutti noi per spogliarci di questa veste virtuale, ma credo che sia tardi. La tecnologia è una gran cosa, ci lavoro da una vita, ma la tecnologia o meglio il suo “uso” esasperato e “tristemente necessario” sta distruggendo la nostra identità di donne e uomini, riducendoci a “piattume”. La tecnologia sta annientando i contatti, ci sta allontanando con l’ illusione di avvicinarci. La tecnologia ci sta dividendo, relegandoci ognuno nella propria stanza virtuale, ci costringe all’ incapacità del parlare tra di noi, generando silenzi incolmabili in ambienti ovattati, nei quali è tutto bello, facile, per niente complicato, per niente gratuito e dovuto. La tecnologia colma i vuoti che la stessa tecnologia ha creato, generando un desiderio generalizzato per le cose, che non troverà mai appagamento. Mandare un messaggio diretto alle persone che ami ci può stare se sei lontano, ma se sei vicino a lei parlale, toccala, abbracciala …. fisicamente, ma senza informare gli altri di quanto naturalmente semplice si può fare di persona. Queste sono le cose, da me espresse in un torrente incontrollato di parole, che abbiamo trovato, perso, imparato e dimenticato. La tecnologia è uno strumento, ma il suo “uso” deve essere attento, deve essere un’opportunità, ma non una necessità. Ogni tanto scrivo penso che in qualche modo andrà a finire sulla carta sfogliabile e “palpabile” o forse c’è già una prima idea, ma, “non credo sarà più nei social”, se dovrò dire qualcosa a qualcuno che stimo, che amo lo farò guardandolo, negli OCCHI e se dovrò dire qualcosa a tante persone andrò in piazza, come si faceva un tempo, oppure lo dirò a quei pochi che vedrò qui e la nei posti adorati che frequenterò. Quando ci sarà veramente bisogno di qualcuno, non saranno le centinaia di “social amici” che verranno a darti una mano, ma saranno i veri amici e quelli sono 2 o 3, non di più, questa è la verità. Non una triste verità, ma una gioiosa verità, non serve un mi piace in più, ma serve un vero abbraccio che fa star bene. Siate liberi nell’ interpretare quanto ho scritto, è una prerogativa di quanto esce dalle mie dita su una tastiera, in fondo è sempre stato così, sapete che non sono “un facile soggetto”. Rileggendo quanto scritto, mi accorgo che sono le parole di un quasi vecchio, attaccato a certe convinzioni che forse hanno poco senso o forse solo invidioso di una gioventù che non c’è più. Non so che cosa darei per poter lasciare alle nuove generazioni la voglia di lottare, di pensare, il desiderio di riappropriarsi del futuro, il coraggio della bellezza. Ma è giusto quanto dico ? Non so ma mi piacerebbe. Cari “amici”, ascoltatevi e guardatevi a tutto tondo, questa l’unica cosa che mi sento di consigliarvi, il resto potete ignoralo, se ci riuscite. Sembrano le chiacchiere di un “influencer con parecchi follower” tradotto a mio modo “imbonitore con parecchi seguaci”, ma non è così. Amo la mia famiglia e questo mi basta.
Un abbraccio a voi tutti. Beppe.
Fonte: GIUSWEB del VP